«Siamo stati accolti bene in questa città – riprende Schiavo – ed il 50% dei lavoratori all’interno del nostro cantiere sono autoctoni. Gli altri, non vengono poi da molto lontano. Ci sentiamo inseriti nel tessuto sociale, siamo orgogliosi di essere datori di lavoro anche per l’indotto in un contesto dalle grandi tradizioni del mare e non vogliamo rappresentare una realtà avulsa dal resto del territorio. Per questo, abbiamo aperto le nostre porte anche in occasione della Half Marathon di Livorno, dando opportunità ad atleti e semplici cittadini, di visitare ed ammirare quello che facciamo. Siamo leader mondiali da 20 anni nella produzione dei mega yacht e vorremmo sempre più che, come accade per gli abitanti di Maranello universalmente conosciuti per quelli che hanno dato casa alla Ferrari, anche noi fossimo percepiti così dai livornesi.
Quando si parla di certe imbarcazioni di prestigio, a tutte le latitudini pronunciano il nome della città dei 4 Mori». Il progetto di restauro del Cà Moro è poi stato descritto dal consigliere della cooperativa Parco del Mulino, Evis Felici, mentre il presidente Alfio Bartoli ha assolto al proprio compito facendo gli onori di casa. La barca è gestita dalla cooperativa che offre lavoro alle persone diversamente abili, in questo caso a Paolo, David, Edoardo e Federico, camerieri speciali, tutti ragazzi Down, simpatici e molto professionali. La chiusura temporanea e la conseguente sospensione dell’attività, ha significato la perdita temporanea di lavoro per questi lavoratori.
È bastato però un fischio, e il Cà Moro è andato in manutenzione nel vicino cantiere e restituito in breve alla funzione per la quale è stato pensato e l’attività riprenderà subito, sfruttando il periodo natalizio. La cooperativa sociale Parco del Mulino, che per obiettivo ha quello di collocare al lavoro persone con sindrome di Down, ha aggiunto altre attività. Come quella dell’area camper, nella quale i disabili inseriti in qualità di soci svolgono quotidianamente mansioni di accoglienza dei clienti e manutenzione delle aree, al Pizza al Parco con pizzaioli e camerieri disabili e il B&B, struttura per la quale forse entrerà in scena ancora Azimut Lubsen. Servono alcuni elettrodomestici indispensabili, ed in via informale fra un sorriso e l’altro, è partita la richiesta. «Vedremo cosa possiamo fare» la risposta di Schiavo, che ha già il sapore di un si, in salsa Santa Klaus.—